martedì 1 luglio 2008

Il rientro a San Giustino.

Il giorno prima del rientro dalle vacanze a Giarre, un mio zio, Sebastiano, fratello di mia Madre, volle che lo accompagnassi a fare rifornimento di un'acqua speciale. In auto aveva diversi contenitori pieni di bottiglie a chiusura ermetica, vuote. Percorrendo una strada sterrata, giungemmo in una piccola radura, sull'Etna, e ci fermammo a pochi metri dall'ultima colata lavica, ormai fredda e pietrificata. C'era una piccola fontanella dalla quale fuoriusciva un getto d'acqua freschissima di un gusto gradevolissimo. Riempimmo tutte le bottiglie che avevamo e tornammo indietro. La mattina dopo, prima della nostra partenza, mio zio volle regalarmi un buon numero di quelle bottiglie, dicendomi che l'acqua contenuta si sarebbe mantenuta freschissima durante tutto il viaggio di ritorno ed anche oltre. Fui scettico ma non lo diedi a vedere: non volevo dare un dispiacere a mio zio che volle anche donarmi una somma di danaro più che sufficiente , non solo a coprire tutte le spese sostenute fino a quel giorno, ma anche da avanzarne abbondantemente. Circa l'acqua, dovetti ricredermi: quella consumata durante il viaggio fatto sotto un sole cocente, e quella avanzata per i giorni successivi aveva la stessa freschezza e lo stesso sapore di quando era appena sgorgata dalla fontanella sull'Etna.
Durante la mia permanenza a Giarre, andai a far visita a quasi tutti i parenti che mi erano rimasti, zii e cugini, compreso mio zio Nunzio, fratello di mio Padre, che non godeva più di una buona salute. Viveva con sua figlia, mia cugina Angelina, una ragazza della mia età, piuttosto scialba e molto segnata dalle dure fatiche che doveva continuamente sostenere. Era rimasta nubile per accudire il padre infermo e per occuparsi del fratello minore, Luciano, dopo che sua madre, mia zia Santina, era improvvisamente deceduta parecchi anni prima. Povera Angelina, che vita aveva dovuto vivere! Eppure era sempre sorridente, aveva accettato quella vita con gioia e senza alcun rimpianto. Naturalmente piansi e pregai sulla tomba di mio Padre che da quasi tre decenni riposava nel Cimitero di Giarre sotto un modesto monumento tombale.
Il viaggio di ritorno fu tranquillissimo. Giungemmo a San Giustino a notte inoltrata. Il mattino dopo, al risveglio, mia moglie mi raccontò il sogno appena fatto: aveva visto sè stessa, all'interno dell'auto lanciata a tutta velocità in autostrada. Guardando da un finestrino, aveva visto suo Padre, deceduto qualche mese prima, che correva al fianco dell'auto, curvo in avanti come se sostenesse un grande peso. Non seppi dare alcuna spiegazione al sogno, ma ne capii il significato il giorno dopo: un mio amico mi aveva chiesto in prestito l'auto per andare a Sant'Angelo in Vado. Durante il tragitto l'auto aveva avuto un guasto importante: si era spezzato di netto il semiasse della ruota posteriore sinistra, la stessa parte dalla quale mia moglie aveva visto suo Padre correre affiancato all'auto, come a sostenerla. Il guasto non ebbe, per fortuna, conseguenze tragiche, pur viaggiando il mio amico su una strada di montagna. Le continue curve e la bassa velocità avevano fatto sì che l'auto si fermasse sul ciglio di un burrone.

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