martedì 1 luglio 2008

Mia Madre.

Per pochi anni mia Madre occupò l'appartamentino dei miei suoceri; poi gli stessi locali necessitavano a mio cognato che si era sposato. Così approntai per lei una parte del mio ufficio e ve la feci trasferire. Consumava i pasti e dormiva nella sovrastante mansarda e, quando ero in ufficio, si siedeva vicino a una finestra e mi guardava lavorare. Quello sguardo fisso su di me mi dava all'inizio un certo fastidio, ma poi...per quanto tempo ho rimpianto quello sguardo che non sentivo più! Si ammalò: subì prima un infarto e poi un ictus. Fu ricoverata all'ospedale di Città di Castello, poi a quello di Perugia, a Monteluce e poi al Silvestrini. Tornata a casa, continuò ad aggravarsi, tanto da essere ancora ricoverata presso l'ospedale di Sansepolcro. Mentre ve la trasportavano mi disse che era stanca, molto stanca, e che era giunto il momento del riposo eterno. Disse ancora che se ne andava tranquilla, certa che restavo in buone mani; e poi c'era adesso la mia nipotina, che mi avrebbe fatto pensare ad altro. Tre giorni dopo, alle 13 in punto, mi trovavo ancora in ufficio. Mia moglie e mio figlio erano in ospedale ad assistere mia Madre. Ad un tratto sentii provenire dalla mansarda un rumore come di passi, chiarissimo. Com'era possibile, non c'era nessuno ! Pochi minuti dopo giunse mio figlio: aveva le lacrime agli occhi. Mi disse che la sua nonna alle 13 precise se ne era andata per sempre. Solo allora capii il significato di quei passi in mansarda: la mia cara Mamma, nel lasciare questo mondo, era passata a guardarmi ancora una volta e a salutarmi per sempre. Era il 4 maggio del 1995.

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