sabato 28 giugno 2008

Alla Stazione d Porta Genova.


Il Maresciallo Severini aveva una figlia nubile, M., fisicamente florida e piuttosto spigliata. La madre fece diversi tentativi per appiopparmela, ma senza alcun successo: a parte il fatto che non mi piacesse assolutamente, avevo il cervello e il cuore pieni di amore per la mia ragazza lontana, cui scrivevo tutte le sere. Quest'ultima circostanza fu oggetto di garbata presa in giro da parte di Pagano che mi invitava ad uscire la sera per andare a divertirmi: "caro zio, mi diceva, pensi che i vent'anni non tornano più e che ogni lasciata è persa". E poi sembrava che tutte le ragazze di Milano non apettassero altri che me. Mi lasciai convincere ( forse volevo essere convinto) e cominciai a frequentare diverse sale da ballo ( entravo gratuitamente, esibendo la mia tessera di sottufficiale dei Carabinieri) ed ebbi veramente l'opportunità di conoscere e frequentare diverse ragazze, al punto da ritrovarmi impelagato in contemporanea con sette di esse. Ogni sera uscivo con una ragazza diversa e da tutte ottenevo "il massimo". Ricordo che una sera ero in compagnia di una ragazza che faceva la barista in un locale vicino alla caserma. Erano circa le due di notte e la stavo riaccompagnando a casa, in corso Vercelli. Ad un tratto lei mi sussurra " attento, ci viene incontro il tuo tenente" (lo conosceva bene in quanto lo stessa la corteggiava tanto assiduamente quanto inutilmente). Immediatamente tuffai il viso tra i suoi capelli, mi strinsi a lei e, non appena incrociato il "bovaro" le dissi " scusami, devo rientrare immediatamente, altrimenti quello mi frega". Mi diedi alla fuga, attraverso una scorciatoia arrivai ad aprire il cancello di ingresso della caserma prima che il tenente sbucasse dall'angolo della via. Richiusi a chiave e, senza accendere la luce delle scale salii fino al secondo piano dove era la mia camera ( a fianco di quella del tenente). Nel frattempo toglievo l'abito civile. Entrato nella mia stanza, buttai il vestito nell'armadio e mi misi a letto, sempre al buio. In quell'istante sentii i passi del tenente che era giunto al piano. La luce della mia camera si accese all'improvviso, io come se ne fossi stato disturbato, sollevai la testa dal cuscino (avevo avuto l'accortezza di arruffarmi i capelli) e constatata la presenza sulla porta del sig. Tenente, dissi " Comandi!". Mi guardò come se fossi un fantasma, farfugliò un " niente, niente" spense la luce e se ne andò, accompagnato dal mio silenziono " vaffan.......stron....." Quella notte dormii come un angioletto. Qualche mese dopo ci trovammo in servizio di Ordine Pubblico in occasione dello sciopero degli addetti alla distribuzione del gas: io comandavo un plotone di Carabinieri disposto a gruppi di quattro-cinque militari nei punti nevralgici, lui supervisionava il tutto in tutta l'area sorvegliata ( c'erano altri colleghi che svolgevano le mie stesse mansioni ). Mi si avvicinò e dopo aver constatato la regolarità del servizio, con fare molto amichevole mi ricordò l'episodio di corso Vercelli, dicendomi che non era permesso nemmeno ad un sottufficiale girare di notte, in borghese e senza il suo permesso, accompagnandosi con civili, anche se di sesso opposto. Non caddi nella trappola, non ricordai assolutamente l'episodio ma mi presi l'immenso piacere di dirgli " vede signor tenente, conosco un mucchio di ragazze, non posso ricordarmi di tutte" Rimase come un fesso a guardarmi e prima di andarsene mi disse " Lei è il tipico esempio di teddy-boy arruolato nell'Arma dei Carabinieri". Lo mandai, sempre mentalmente, a quel paese e sghignazzando tornai ad espletare il mio incarico.

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