sabato 28 giugno 2008

Il comando interinale.


L'unico mio comando.

Giunto al Comando di Stazione di Milano Affori, mi presentai al Comandante titolare, il Maresciallo Maggiore Grasso Salvatore, pronunciando il mio grado e il mio nome. Mi guardò con aria interrogativa e, ripetendo il mio nome, mi chiese se avessi parenti nell'Arma. Risposi che si, lo avevo avuto, mio Padre, deceduto qualche anno prima. Disse il nome di battesimo di mio Padre: annuii, stupefatto. Mi abbracciò come fossi suo figlio e piangendo mi disse che insieme al mio povero Padre aveva fatto l'allievo carabiniere, la guerra in Albania, il corso sottufficiali e che si erano persi di vista solo da una diecina di anni. Non sapeva della sua dipartita e volle che gli raccontassi tutto. Mi mostrò alcune foto che ritraevano me bambino seduto sulle sue ginocchia.
Mi fece le consegne dicendomi che avrebbe trascorso la sua licenza in sede: se avessi avuto bisogno di lui avrei dovuto chiamarlo anche nel cuore della notte. Ebbi bisogno di lui, ne ebbi un bisogno tale che se non ci fosse stato chissà come mi sarebbe finita.
Pochi giorni dopo aver preso il comando interinale della Stazione, un pomeriggio ero in giro per il territorio. Sul brogliaccio mi ero segnato in servizio di informazioni. Rientrato in caserma il piantone mi riferì che fino a pochi minuti prima la stazione aveva ricevuto la visita del Comandante del Gruppo Interno, il Maggiore Carlo Alberto Dalla Chiesa. Lo stesso aveva visitato la caserma ed era andato su tutte le furie dopo aver preso visione dello stato di abbandono in cui si trovavano gli infissi, i muri, in poche parole, tutta la caserma. Aveva controllato il brogliaccio e vi aveva lasciato un ordine per me. Mi si ordinava di presentarmi a rapporto presso il Comando di Gruppo per essere ammesso alla sua presenza alle ore 8,30 in punto del giorno dopo. Paventando tempesta, mi rivolsi al Maresciallo Grasso e lui mi rassicurò dicendomi che mi avrebbe accompagnato dal sig. Maggiore. Infatti la mattina successiva, alle ore 8,30 in punto, fummo ammessi alla presenza del Maggiore Dalla Chiesa. Prima che lo stesso cominciasse parlare, il maresciallo Grasso diede inizio alla sua difesa: gli disse che non era giusto che se la prendesse con un ragazzo da pochi giorni al comando interinale, che se c'era qualcosa che non andava doveva prendersela con lui. Prima però doveva rileggersi tutti i rapporti e tutte le richieste di intervento che il maresciallo stesso gli aveva rimesso, per via gerarchica. Il Maggiore lo lasciò parlare senza interruzioni, annuendo ogni tanto. Alla fine ci disse che andava bene e che potevamo andare. La cosa finì lì, non ci fu nessuna conseguenza, nessuna punizione; anzi, qualche tempo dopo seppi che erano stati stanziati dei fondi per la sistemazione della caserma della stazione di Milano Affori. Probabimente servii a qualcosa.
Durante il periodo del mio comando interinale, recuperai un buon numero di autovetture per le quali era stata fatta denuncia di furto. Le ricoveravo nel cortile interno della caserma mettendomi al posto di guida, sordo alle proteste del Carabiniere munito di patente seduto al mio fianco cui ordinavo di dirmi cosa dovevo fare.

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