lunedì 30 giugno 2008

L'abbandono di Rho.

Messosi in pensione per limiti di età il dott. Barberis, Direttore della Rappresentanza per l'Italia della Zurigo Assicurazioni, assunse la direzione della stessa il vicedirettore citato nel paragrafo precedente. Mi aspettavo una sorta di ritorsione, ma non quella che fu messa in opera. Una volta alla settimana, per circa due mesi di fila, all'apertura dell'agenzia trovavo ad attendermi un ispettore amministrativo che ogni volta controllava tutto, anche gli appunti, oltre alle polizze, alle quietanze, alle rimesse di fondi e a tutte le altre azioni che doveva compiere un agente di assicurazioni. Una mattina giunse a controllare anche la carta straccia nel cestino dei rifiuti. La prima volta sopportai tranquillamente, poi cominciai a spazientirmi anche perchè ogni controllo durava almeno tre giorni e mi teneva legato in ufficio ad esaudire i capricci del sig. ispettore che, fino a che non aveva ultimato il controllo, teneva lui le chiavi del mio ufficio, consentendo l'accesso solo a quello di mio fratello. Ad ogni mia rimostranza rispondeva invariabilmente " ordini superiori ". Dopo circa due mesi di questa tortura, un bel mattino, trovando il solito "cane" davanti alla porta dell'agenzia, gli dissi: " stavolta caro il mio ispettore, non perderemo tre giorni di tempo. Non tocchi nulla, si sieda e attenda". Mi guardò interrogativamente. Mi sedetti alla macchina da scrivere, inserii due fogli di carta con l'intestazione della Compagnia, introdussi tra loro un foglio di carta carbone, e battei le mie dimissioni immediate da Agente Generale della Compagnia per la zona di Rho. Firmai in calce e porgendo l'originale della lettera all'ispettore lo invitai a sottoscrivere la copia per ricevuta, dicendogli " era questa che aspettava il sig. direttore, vero? Poteva dirlo subito e non avremmo perso così tanto tempo". Per tutta risposta, dopo avere intascato la lettera e dopo aver sottoscritto la copia mi disse: " venga domani in Direzione, c'è qualcosa per lei." e se ne andò. La mattina successiva mi recai in direzione dove fui avviato all'ufficio contabilità. Mi furono sottoposti i conteggi relativi alla mia liquidazione aggiornata giorno per giorno, secondo gli incassi e la nuova produzione ( il primo calcolo risaliva al giorno successivo all'insediamento del nuovo direttore). Eccezionalmente e in deroga a quanto previsto dall'accordo nazionale agenti di assicurazione mi fu garantito l'immediato pagamento delle mie spettanze, che pretesi in contanti. Firmai, incassai, consegnai il mio passi, intascai la dichiarazione dalla quale risultava il periodo in cui avevo operato come agente generale della compagnia ( mi sarebbe stata utile per ottenere l'iscrizione all'albo nazionale agenti di assicurazione di imminente costituzione e per ottenere un mandato da altra compagnia) e me ne andai. Il giorno successivo la mia agenzia aveva il suo nuovo agente, un mezzemaniche di origine rhodense che avevo avuto occasione di vedere dietro una scrivania in direzione. Solo più tardi capii che tutto era stato preordinato: il sinistro falso, le visite amministrative, tutto perchè a quel mezzemaniche faceva gola la mia agenzia. Naturalmente anche mio fratello dovette far fagotto, ma si sistemò subito in un'altro locale. Avrei potuto chiedere un'altro mandato a una compagnia non presente sul territorio, ma preferii andarmene, la clientela non avrebbe capito e sarebbe stata convinta che avessi commesso una qualche irregolarità.
Eravamo prossimi alle festività Natalizie; con la famigliola venni a San Giustino, parlai con i miei suoceri i quali mi spinsero a trasferirmici definitivamente.
Dopo le festività, nel gennaio del 1975, rientrai a Rho, disdissi il contratto di locazione, feci caricare su di un camion i miei mobili e partii definitivamente per San Giustino. Mia Madre pianse lacrime amare ma le promisi che l'avrei in qualche modo portata con me, presto.

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