domenica 29 giugno 2008

In ospedale.

L'Ufficiale medico di guardia mi fece ingoiare due pasticche e due soldati mi condussero in una grande camerata piena di militari urlanti per essere stati disturbati nel sonno. Mi scaricarono sopra un letto e se ne andarono. Il giorno successivo nessuno del corpo medico venne a vedere cosa avessi. A mezzogiorno mi servirono il pasto, ma non toccai cibo: volevo solo bere, nient'altro che bere. Non riuscivo a riposare e l'unica posizione che mi dava un certo refrigerio era quella di stare seduto sul letto, senza neanche appoggiare le spalle. Passai un'altra notte da incubo. Il mattino dopo, sentendomi abbandonato da Cristo e dagli uomini, seduto sul letto e con le braccia appoggiate alle ginocchia, mi misi a piangere come un vitellino. Alcuni ricoverati mi si avvicinarono e uno di essi andò a chiamare la Suora. Questa si piazzò ai piedi del mio letto e con fare molto adirato chiese il motivo del mio pianto. Le risposi indicandole tutti i miei punti dolenti e lei mi chiese da quanto tempo ero ricoverato. Le dissi " da due giorni" . Mi chiese che medicine mi avevano somministrato. Le risposi "niente, solo due pasticche al momento del ricovero ". " Ecco perchè piange, per il dispetto di non aver ricevuto cure, caro il mio signorino!" mi disse con la sua voce da cornacchia spennacchiata. Con tutto il fiato che mi era rimasto le lanciai sul viso una sonora bestemmia e le urlai " sto morendo, voglio i medici attorno a me, non le puttane!" Infuriata come una belva, si tirò su le sottane e sparì. Pochi minuti dopo accanto al mio letto apparve il primario del reparto medicina, un maggiore medico ( per mia fortuna cardiologo). Mi fece sdraiare e mi appoggiò sul cuore il suo attrezzo di legno per auscultarlo. Lo vidi impallidire, arrossire e poi impallidire ancora. Immediatamente diede ordine di liberare una piccola camera a due letti., mi ci fece trasportare ordinandomi di stare fermo, mi fece mettere a letto. Fece smontare dal piano superiore l'attrezzatura per eseguire gli elettrocardiogrammi, eseguì l'esame, mi praticò alcune punture e mi fece ingoiare alcune pasticche. Fece costruire sopra il mio letto una tenda ad ossigeno (sotto la quale rimasi per due giorni e due notti) e ordinò che un militare mi vegliasse giorno e notte. Ad ogni mio più piccolo lamento doveva essere avvertito immediatamente. Tutti i giorni mi visitava tre o quattro volte, mi faveva ingoiare 16 pasticche al giorno e praticare 8 punture. Ordinò per me vitto speciale.
Per farla breve, mi salvò nel vero senso della parola. Presto cominciai a migliorare sensibilmente, i dolori erano quasi del tutto spariti, e mi permise di ricevere delle visite. Tutti vennero a trovarmi, il Maresciallo Severini, il Brigadiere Cati, tutti i Carabinieri della stazione ( Pagano era con me quasi in pianta stabile), il Capitano Banchetti, i colleghi della Compagnia, persino il Tenente Ferretti che, augurandomi una pronta guarigione mi disse " faccia presto perchè ho bisogno del mio miglior sottufficiale". Le sue parole me lo resero quasi simpatico, ma mi venne istintivo pensare ( brutto stron..., se non era per te forse non sarei su questo letto). Vennero a trovarmi anche alcune delle mie amiche, una provò addirittura a consolarmi sessualmente, ma fu interrotta dall'arrivo del piantone. La mia degenza nell'ospedale militare di Baggio si protrasse per 50 giorni. Poco prima delle festività Natalizie sottoscrissi la richiesta di dimissioni. Mi furono assegnati tre mesi di convalescenza che trascorsi parte con la fidanzata e parte con mia Madre.
Mentre varcavo la porta dell'ospedale, la Madre Superiore ( quella stessa che si era beccata il mio insulto) mi chiese se non volevo lasciare un'offerta per la Madonna che mi aveva fatto la grazia di guarire. Le risposi che si, avevo destinato 5000 lire per l'offerta, ma che avrei consegnato la somma al primo mendicante che avessi incontrato, cosa che feci puntualmente. La Madonna non aveva bisogno dei miei soldi, il mendicante certamente si.

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