domenica 29 giugno 2008

Il sogno infranto.

Studiavo come un pazzo. La sera non uscivo più se non per recarmi a lezione. Scrivevo lunghe lettere alla mia ragazza e stavo alzato fino a tardi. La notte non dormivo a sufficienza e quel poco di sonno che riuscivo a fare era popolato di incubi: vedevo libri dappertutto, mi vedevo in divisa di cadetto ma pensavo che fossi l'ultimo del corso, vedevo il Capitano e un altro personaggio che non riuscivo a distinguere, in divisa da Generale, che mi puntavano l'indice davanti al viso come se volessero accusarmi di aver tradito le loro attese. Durante il giorno lavoravo come un ossesso. Non volevo che restasse inevasa nessuna pratica e me la prendevo con i due Carabinieri che mi aiutavano nel lavoro. Ero diventato intollerante e irascibile. Un paio di mesi dopo, nel pieno della notte, mi sentii molto male. Un dolore atroce di torturava il petto e le spalle. Chiesi aiuto al collega che divideva con me la camera e questi, resosi conto della gravità del mio stato, nelle condizioni in cui mi trovavo, mi buttò una coperta sulle spalle, mi caricò quasi sulle sue braccia e, fattomi salire sulla camionetta di servizio, mi portò all'Ospedale Militare di Baggio, dove venni immediatamente ricoverato.

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