sabato 28 giugno 2008

Il pluriricercato.


Un mattino giunse da un confidente una telefonata. Ci avvertiva che un pregiudicato , ricercato da tutti gli organi di Polizia, si aggirava dalle parti del viale Egisto Bezzi, alla guida di una moto Parilla di colore rosso e indossando un cappotto color marrone. Informai il Maresciallo e lui mi ordinò di seguirlo. Inforcammo la moto di servizio ( il Maresciallo era alla guida) e ci dirigemmo sul posto indicato. Ad un tratto lo vidi e lo indicai al mio superiore; anch'egli ci vide e con un'improvvisa manovra a gomito imboccò una stradina sulla destra, e noi dietro. La stradina non aveva sbocchi e terminava davanti a un canceletto di accesso al giardino di uno stabile. Il tizio abbandonò la moto, correndo si tolse il cappotto abbandonandolo per terra e infilò il cancelletto. Io balzai giù dalla moto e lo imitai: abbandonai anch'io il cappotto e tirata fuori la pistola di ordinanza inserii un colpo in canna, intimandogli l'alt e minacciandolo con l'arma. Il delinquente, attraversando un altro cancelletto che dal giardino immetteva sul viale Bezzi, si girò e mi indirizzò un colpo di pistola ( per fortuna non mi colpì) ma, nel farlo, incespicò e cadde per terra. La pistola gli sfuggì dalle mani. In un baleno gli fui addosso, avevo la mano destra, armata, che mi bruciava maledettamente per la voglia di rispondere al fuoco. Non lo feci, ma puntandogli l'arma a pochi centimetri dalla testa, recuperata la sua pistola, gli dissi: prova a muovere un capello e ti riduco la testa come uno scolapasta. Nel frattempo cominciò a formarsi un capannello di persone. Temendo l'intervento di un qualche complice, mi allontanai dal tizio, sempre per terra, e minacciandolo con la pistola, mi addossai al vicino muro. Giunse, a bordo della nostra moto, il Maresciallo che aveva provveduto a raccogliere i cappotti. Gli misi le catenelle stringendo a tal punto da fargli schizzare sangue dai polsi, lo caricammo sulla moto tenendolo tra di noi e lo portammo in caserma. Dopo averlo perquisito, sequestrando tutto quanto aveva nelle tasche ( compresa una grossa somma di danaro) e aver stilato il relativo verbale, lo associammo al carcere San Vittore.
L'operazione mi fruttò cinque giorni di licenza premio, che avrei potuto usufruire al rientro dalla Stazione di Milano Affori dove fui destinato in qualità di comandante interinale in sostituzione del Comandante titolare che doveva usufruire della licenza ordinaria di 40 giorni.

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