domenica 29 giugno 2008

In convalescenza.




Durante la permanenza presso i mie cari, mi affidai ad uno dei migliori cardiologhi della Sicilia. Mi prescrisse una cura che avrei dovuto fare per parecchi anni ( fu un toccasana, dopo qualche anno la mia malattia si stabilizzò). Le cure e l'assoluto riposo furono profiqui. Al termine dei tre mesi, mi presentai alla C.M.O. di Perugia che mi assegnò altri tre mesi di convalescenza e, al termine degli stessi me ne diede ancora due, alla fine dei quali pregai il Colonnello Medico di dichiararmi idoneo. Con una qualche riluttanza volle accontentarmi e così rientrai alla Legione di Milano. Avendo trascorso otto mesi di convalescenza ero stato trasferito alla forza assente, con conseguente perdita del mio posto alla Compagnia Suburbana, alla Stazione di Porta Genova, per non parlare della possibilità di accedere all'Accademia. In considerazione dei miei acciacchi, fui assegnato, come caposcrivano, all'infermeria legionale, alle dirette dipendenze dell'Ufficiale Medico. Fu un periodo di vera pacchia, regolavo l'accesso dei militari che marcavano visita, distribuivo pasticche a destra e a manca, tutti scherzosamente mi chiamavano dottore. Il Generale Comandante la Divisione Pastrengo mi telefonava quasi tutti i giorni chiedendomi se c'era disponibilità di olio di vaselina ( poveretto, era stitico) e, quando rispondevo di si, mandava un motociclista a prelevarlo.

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