lunedì 30 giugno 2008

A San Giustino, finchè Dio lo vorrà.

I miei suoceri misero a nostra disposizione, provvisoriamente, un piccolo appartamento nella loro casa, che arredammo con l'indispensabile, in attesa di trovarne uno più grande. Ricoverammo il resto del mobilio nel sottostante locale adibito a laboratorio che mio suocero aveva utilizzato per i suoi lavori di piccola falegnameria. Mi misi subito alla ricerca sia dell'appartamento che del lavoro, sempre nel settore assicurativo. Trovai prima il lavoro. Venni assunto in qualità di ispettore commerciale dalla UCA, Difesa Automobilistica Sinistri, con Direzione a Verona, compagnia presso la quale avevo delle conoscenze. Il territorio assegnatomi comprendeva tutta l'Umbria e le province di Arezzo, Siena e Grosseto, in Toscana. Il mio incarico consisteva nel creare una rete di produzione e di incrementare quella già esistente che produceva un monte premi-incassi di poco superiore alle 50.000 lire annue. L'obiettivo era quello di raggiungere, entro due anni, un monte premi-incassi di almeno 1.600.000 lire mensili ( il costo di ciascuna polizza variava da 2.000 a 10.000 lire annue). Avevo uno stipendio mensile di 200.000 lire, oltre al rimborso delle spese, limitate a ulteriori 200.000 lire mensili. Comprai una vecchia fiat 500 ( aveva l'apertura delle portiere a favore del vento) , che ribattezzai "Rugginella", e con questa mi misi a girare tutta la zona assegnatami. Partivo di buon mattino, arrivando fino a Terni da una parte e fino a Grosseto dall'altra, pernottando a volte in alberghi appena decenti ( per limitare i costi) e rientrando a volte a tarda sera con nello stomaco un panino. Dopo circa 18 mesi di questa vita ( nel frattempo avevo trovato il nuovo appartamento, molto spazioso ed avevo ricevuto la comunicazione che il mio assegno pensionistico mi era stato concesso " a vita" - circa 250.000 lire mensili che provocarono a mia moglie e a me salti di gioia -) , fui convocato in Direzione, a Verona. Ivi giunto il direttore mi comunicò che, poichè l'obiettivo produttivo non era stato raggiunto ( tutta la mia zona da un incasso premi annui di 50.000 lire era passata ad un incasso mensile di quasi 1.000.000 di lire), era costretto a trasferirmi in Sicilia, con sede a Palermo. Gli risposi che come minimo era matto da legare, a meno che non mi quintuplicasse lo stipendio, mi ricoscesse un rimborso spese illimitato e " a piè di lista", mi rimborsasse il viaggio aereo settimanale per far ritorno a casa, riconoscendomi una indennità di rischio, contraesse e pagasse un'assicurazione sulla mia vita per un miliardo di lire a favore di mia moglie e di mio figlio e mettesse a mia disposizione un'adeguata vettura che doveva servire per i miei spostamenti in Sicilia. Mi guardava con un sorrisetto ironico sulle labbra e alla fine disse: niente di tutto questo, stesse condizioni economiche attuali. Lo mandai a quel paese. Mi rispose che entro due mesi avrei ricevuto la lettera di licenziamento." Faccia pure", gli risposi, e lo piantai in asso. Per i successivi due mesi non mi mossi più da casa. Intascai due mensilità e due rimborso-spese, senza spendere più una lira. Puntualmente, alla scadenza dei due mesi, mi pervenne la lettera di licenziamento che sottoposi all'esame del Pretore di Città di Castello il quale mi indirizzò ad un legale specializzato in Diritto del lavoro. Poco prima delle nuove festività natalizie incassai un assegno di 10 milioni di lire che l'avvocato aveva patteggiato per me, oltre a 2 milioni quale suo compenso. Fu festa due volte.

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