giovedì 26 giugno 2008

Le mille lire.

Ma il Colonnello Comandante non era burbero come pretendeva di apparire: lo dimostra l'episodio che vado a descrivere.
Una sera, al termine della cena e durante le ore di libera uscita, mi trovavo a passeggiare per la piazza d'armi insieme ai cari amici Ruvolo Antonio, Birillini (entrambi romani) e Sica Giuseppe (napoletano). Si moriva tutti dalla voglia di fumare, ma nessuno dei quattro aveva il becco di un quattrino, nè un mozzicone di sigaretta. Ad un certo punto alle nostre spalle tuonò un ""ALLIEVI"". Ci girammo di scatto e ci trovammo davanti il Colonnello Dezzi che ci disse: Cosa fate in caserma invece di andare in libera uscita? In romanesco Ruvolo gli disse: A sor Colonnè, nun c'iavemo nà lira n'quattro: dove vole che annamo? Il buon Colonnello mise la mano al portafogli, ne trasse 1000 lire e porgendole a Ruvolo ci disse: prendete un caffè alla mia salute.
Lo ringraziammo sentitamente e ci fiondammo allo spaccio dove le mille lire furono immediatamente investite in quattro caffè, quattro pacchetti di Nazionali e in una bella partita a bigliardo. Le sigarette ebbero la fortuna di durare fino alla distribuzione della decade ( poco meno di 5000 lire). D'altronde non si poteva fumare che nel tempo libero, ma di tempo libero ne avevamo veramente poco.

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